Il melone montagnanese è un’eccellenza che già nel Medioevo era una delle ricchezze dell’agricoltura locale, insieme alla canapa, alla vite e al frumento. Negli Statuti del Comune di Montagnana del 1366 si deliberava che al terzo arrivato nell’annuale corsa del Palio spettasse come premio un melone che poi avrebbe dovuto portare appeso al collo fino all’ingresso della città. Una vera coltivazione specializzata del melone è iniziata dopo la seconda guerra mondiale, mentre nel 2009 è nata l’associazione “Melone del Montagnanese” formata da imprenditori agricoli che vogliono promuovere e diffondere questo frutto.  La semina del melone si esegue ai primi di aprile mentre la maturazione dei frutti avviene nella seconda metà dell’estate. Fra le varietà locali, spicca la “pevarina” dal retrogusto un po’ aspro che al palato fa sembrare il melone leggermente pepato. Il melone si sposa alla perfezione con il prosciutto crudo dolce, ma anche con la bresaola equina. Ogni anno a giugno il melone montagnanese viene celebrato in paese con una festa di due giorni, la Festa del Melone.

A Montagnana dall’inizio degli anni ’70 è ubicata la sede del Consorzio del Prosciutto Veneto Berico-Euganeo DOP, un salume che si produce anche in altri 14 comuni dei Colli Berici e dei Colli Euganei utilizzando cosce di maiali della varietà Suino Pesante Padano sottoposte a salagione e salatura. In Veneto già nel III sec. a.C. si allevavano maiali e si vendevano carni salate o affumicate, salami e salsicce ai Romani. I prosciutti rimangono sotto sale circa 10/15 giorni poi riposano almeno 100 giorni per far penetrare il sale fino al cuore del prosciutto. Vengono lavati, asciugati e ricoperti di stucco, un impasto di farina di cereali e grasso suino, che protegge i prosciutti e ne mantiene inalterata la morbidezza. La successiva stagionatura dura almeno dieci mesi. Al taglio il prosciutto si presenta morbido, roseo, dal profumo invitante e dal sapore dolce.